3830 recensioni a vostra disposizione!
   

IO, ME & IRENE
(ME, MYSELF & IRENE)
Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 settembre 2000
 
di Peter e Bobby Farrelly, con Jim Carrey, Renée Zellweger, Chris Cooper (Stati Uniti, 2000)
 
Jim Carrey
A quanto pare, gli spettatori americani sembrano riconoscersi sempre di più nel politicamente scorretto; ma che dico, nel demenziale, l'erotomania, la scatologia. Ed i fratelli Peter e Bobby Farrelly sono i loro campioni.

TUTTI PAZZI PER MARY era apparentemente una commedia sentimentale tradizionale; e raccontava la storia del bravo ragazzo modello, un po' timido e più che sfigato che proprio (e comprensibilmente) non ce la faceva a dimenticare la deliziosa Cameron Diaz. IO, ME & IRENE riprende, almeno a prima vista, uno schema altrettanto tipico, quello del dottor Jeckyll e Mr. Hyde. Con il buon Jim Carrey, poliziotto più che conciliante e bistrattato a Rhode Island, che si fa portare via la moglie (Renée Zellweger, sempre più simile ad una bonacciona segretaria argoviese), proprio il giorno delle nozze dall'autista della limousine matrimoniale, non solo nano, ma pure nero. Cosi da finire non solo a beccarsi amorevolmente i tre gemelli caffelatte che ne risultano: ma, per l'aggiunta di tutta una serie di frustrazioni che la graziosa comunità gli infligge da sempre, uno sdoppiamento di personalità (una paranoia schizofrenica aggravata da rabbia narcisistica, come la chiamano...) che scinde il buon ed un poco ciolla Charlie, nel brutale e libidinoso Hank. Ed è qui, come dubitarne, che i nostri due fratelli Farrelly iniziano a darsi alla pazza gioia; scatenandosi nei confronti di tutta una serie di ciò che considerano tabù morali della società contemporanea. O moti repressi che ci trascineremmo nell'intimo: nei confronti di animali, bimbi, handicappati e via dicendo. Orifizi esterni, scarti fisiologici.

Comicità, provocazione, trasgressione abnorme: ma che in una società dall'igienismo morale oltre che fisico trionfante, non può che risultare salutare ed, eventualmente esilarante? Una volta ancora, è proprio al nucleo del processo espressivo che si può tentare di risolvere il dubbio: perché se IO, ME & IRENE non è sempre divertente, e ancor meno veramente scandaloso, lo si deve non di certo alle resistenze moralistiche. Ma alla discontinuità, probabilmente alla relatività della capacità inventiva dei due registi.

Tanto per dirne una: Charlie subisce da sempre le prepotenze dell'orribile vicino, che gli fa defecare il cagnolino nel tappeto verde appena rasato. Quando Charlie si trasforma in Hank, la prima cosa che gli viene in mente avvicinandosi al praticello dell'energumeno accanto, è di abbassare i propri pantaloni. La cinepresa dei Farrelly riprende il tutto (misericordiosamente) dal retro: e lo sfogo che ne consegue si trasforma, in dissolvenza, in un soft-ice al cioccolato destinato alla ragazzina della sequenza che segue. Non piacerà a tutti: ma vi fa sussultare, poiché è costruito in maniera conseguente. Quando, al contrario, il nostro si accanisce a pistolettate contro una mucca che scodinzolando non si decide a trapassare, occorre mettercela tutta per offendersi o sghignazzare: perché è troppo lungo, e mal filmato.

Se sull'arte, si fa per dire, dei due Farrelly si potrà ancora disquisire, una cosa è però certa: Jim Carrey, se non è l'attore più originale e straordinario del cinema americano contemporaneo, poco ci manca. Già nella scelta di ciò che interpreta: che THE TRUMAN SHOW di Peter Weir e MAN ON THE MOON di Milos Forman erano due capolavori. Ma in questa ripresa del ruolo schizofrenico che lo rese celebre in THE MASK egli sembra superare, perlomeno per quanto attiene alla manipolazione espressiva del proprio corpo, della propria gestualità, colui al quale si pensa costantemente, Jerry Lewis. Nella parte finale, quando ormai si tratta di sopravvivenza fra Charlie ed Hank, l'attore riesce a far letteralmente convivere all'interno di sé i due personaggi contrastanti; passando con una facilità strabiliante, a modo sua utilmente inquietante, dal trionfo del bene sul male, e viceversa. Allora il film assume finalmente una dimensione meno goliardica: si fa coreografia astratta, e quindi eterna. Si fa significato che riguarda tutti noi; riflessione che si rivolge a una società tutta. E non soltanto lazzo: ad uso e consumo più o meno utile per platee sfatte e viziate.


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda